19 sorprese che non ti aspetti da un Anno all’Estero

Anno estero USA racconto

Ci sono un sacco di cose nella vita che non ci aspettiamo, che ci sorprendono e che ci prendono alla sprovvista, come una forte ventata d’aria.

Di sicuro non mi aspettavo che sarei partita per un anno all’estero e che questa nuova realtà sarebbe diventata una parte di me.

Non mi aspettavo che avrei sentito questa nuova vita come la MIA vita.

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Ci sono un sacco di cose che pensavo di sapere prima di partire, ero convinta di avere tutto sotto controllo, che sarebbe stato come mi aspettavo… ma, ancora una volta, sono stata sorpresa.

Non mi aspettavo che mi sarei ricordata alla perfezione il momento in cui ho incontrato la mia Host Family per la prima volta, che sarei stata così terrorizzata e sollevata allo stesso tempo.

Non mi aspettavo che sarebbero diventati così importanti per me, come una seconda famiglia, e che gli avrei voluto così bene.

Non mi aspettavo che fosse così complicato aprire l’armadietto a scuola e che avrei dovuto chiedere sempre a qualcuno di aiutarmi.

Non mi aspettavo che una “small town” sarebbe stata davvero così piccola.

Non mi aspettavo di dover recitare il Pledge americano ogni mattina a scuola, e che mi ci sarebbe voluto del tempo prima di capire quello che dicevano.

Non mi aspettavo che avrei trovato così tanti nuovi amici e che sarebbero stati così diversi da me.

Non mi aspettavo che avrei perso e ritrovato la mia strada in una piccola redazione, dando vita all’ annuario scolastico.

Non mi aspettavo che mi sarei innamorata del tramonto, che qui è così bello e perfetto senza nessun palazzo a interferire con il suo corso.

Non mi aspettavo che avrei superato i miei limiti, provando uno sport di cui non sapevo nulla.

Non mi aspettavo che avrei iniziato a usare parole come “buddy” o “pal”.

Non mi aspettavo che mi sarei ritrovata a urlare come una pazza a una partita di football, anche non avendo la più pallida idea di quello che stava succedendo.

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Non mi aspettavo di vedere i miei nuovi amici cercare di non ridere ogni volta che pronunciavo male una parola, e non mi aspettavo che sarei scoppiata a ridere con loro.

Non mi aspettavo che mi sarei sentita così grande e invincibile, come una roccia che da nulla può essere scalfita.

Non mi aspettavo, allo stesso tempo, che mi sarei sentita così piccola e fragile, bisognosa di un abbraccio e una parola di conforto.

Non mi aspettavo che mi sarei sentita così puramente me stessa, come mai prima.

Di sicuro non mi aspettavo che avrei dovuto lasciare tutto quello che avevo per andare e non tornare mai più a essere chi ero, chi sono, qui e ora.

Perché è così bello sdraiarsi in mezzo ad un campetto da basket la sera e non avere luci che ti impediscono di vedere le stelle. E sentirsi così leggeri che ci sembra di poter toccare il cielo con un dito.

 

Articolo scritto da Asiah Capponi, High School Program USA Exchange, Anno Scolastico 2017-2018 a Marshfield, Missouri – USA
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